Elephant Story
16 giugno – 21 luglio 2019
“Elephant Story” parla di qualcosa che c’è ma che non possiamo vedere, come l’elefante nel modo di dire inglese “The Elephant in the room”. L’espressione si riferisce a qualcosa che volutamente ignoriamo; la mostra/installazione parla del far emergere una presenza e provare a darle una forma.
La storia dell’elefante si riferisce anche a un incontro con l’inaspettato.
Gli occhi/teste/pianeti sul muro influenzano lo svolgersi del dramma e sono testimoni dello stesso. E lì vicino il piccolo “paesaggio”…
L’insieme allude sia a una storia vera sia a una riflessione sulla natura del mistero.
La scultura al muro interpreta il punto interrogativo, una domanda che si morde la coda.
I pezzi sono sia attori sia oggetti di scena. Possono essere spostati.
La lavagna evoca la relazione dell’autore con gli oggetti e l’inversione soggetto/oggetto.
“Use Me” è un riferimento al “Drink Me” di Alice nel Paese delle Meraviglie.
L’atmosfera è di calma e quiete.
“Elephant Story” is perhaps about something that we know is there but that we can’t see, like the elephant of the English idiom. The idiom refers to something that we refuse to see because denial is at play; here the exhibition/ installation refers to the process by which we try to draw out into the visible world a haunting presence and make it take shape.
The elephant story is also about an encounter with shock.
The eyes/heads/planets on the wall are both influences leading to the unfolding of a drama and the witnesses to that drama. The small “landscape” denotes our tiny scale…
The whole is both an oblique reference to a true story and an exploration of mystery.
The wire sculpture on the wall plays the role of an unanswerable question.
The various pieces are both players and props. They can be moved around.
The blackboard implies the author’s relationship to objects and subject/object reversal.
Use me is a reference to the “Drink Me” of Alice in Wonderland.
The atmosphere is of stillness and quiet.
Polly Brooks
Polly Brooks nasce a Londra nel 1963. Frequenta la St. Martin’s School of Fine Art a Soho a Londra (ora Central School of Art and Design), dove studia pittura con John Dougal, Eileen Cooper, Jennifer Durrant e Adrian Searle. Trasferitasi in Umbria, prosegue la sua ricerca artistica, soprattutto attraverso la pittura e la scultura. Sul suo lavoro hanno scritto Chiara Bertola, Aldo Iori, Antonio Pazzaglia, Maria Ausilia Binda, Andrea Baffoni. Vive e lavora ad Assisi. Tra le mostre: 2019 Things Without Names, curata da La Boite, ISAM di Gabès – Tunisia. 2018 States of Mind, curata da Fatma Kilani e Patrizia Triki, La Boite, La Charguia – Tunisi. 2016-2017 La Dipingente, Drawings… ed altri Moti Fermi, curata da Maria Ausilia Binda, Centro per l’Arte Contemporanea Trebisonda. Perugia. 1991 Ricognizioni, curata da Trebisonda, Galleria Officina, Perugia. 1989 Polly Brooks, Sala del Grifo e Leone, Perugia.